Una scoperta tutt’altro che secondaria, perché impone una riscrittura della mappa urbana e del ruolo storico e geopolitico di Selinunte nel Mediterraneo greco. Non può più essere considerata un avamposto di frontiera, ma una città vasta, organizzata, pienamente inserita nelle dinamiche commerciali e culturali del tempo.
Ciò che colpisce, al di là della portata del ritrovamento, è il metodo adottato. Accanto ai classici strumenti dello scavo manuale, è stata utilizzata la tomografia geoelettrica tridimensionale, una tecnica che consente di rilevare strutture sotterranee senza toccare il terreno, basandosi su variazioni nella conducibilità elettrica.
Questa metodologia non solo ha reso possibile l’individuazione delle mura, ma rappresenta un approccio etico e innovativo allo scavo archeologico: meno invasivo, più sostenibile, perfettamente in linea con le migliori pratiche di conservazione del patrimonio.
Accanto al lavoro scientifico sul campo, il Parco Archeologico ha avviato un’opera altrettanto ambiziosa: ridefinire la propria identità visiva e comunicativa. Il nuovo logo, ideato da Atelier 790, ruota attorno alla foglia di selinon (il sedano selvatico da cui la città prende il nome), elemento iconico presente anche sulle antiche monete della città. Un segno grafico ed un simbolo potente, che unisce il passato alla modernità con eleganza e consapevolezza.
Intorno a questo simbolo ruota un piano organico di valorizzazione: nuova segnaletica immersiva, percorsi narrativi tematici, strumenti digitali per la visita. CoopCulture ha curato la razionalizzazione dei percorsi, fornendo indicazioni dettagliate su tempi di percorrenza, mezzi disponibili (navette, bici, tracciati a piedi), e rendendo l’esperienza sempre più accessibile e personalizzabile.
E, non sono delle iniziative isolate, ma si tratta di una visione integrata: conservazione, ricerca, narrazione e fruizione pubblica vengono affrontate come elementi interdipendenti di una strategia culturale coerente. Non basta più mostrare un tempio o una rovina: serve raccontare la storia in modo comprensibile, coinvolgente, vivo.
E qui Selinunte si propone come un esempio virtuoso. Perché riesce a coniugare rigore accademico e capacità divulgativa, restituendo centralità a una città che, per secoli, era rimasta ai margini della grande narrazione classica.
Selinunte oggi è diventata sia un luogo da visitare, che da ascoltare. Ogni pietra, ogni muro riaffiorato, ogni simbolo grafico aggiornato racconta qualcosa di noi, del nostro rapporto con la memoria e con il tempo. E forse è proprio questa la lezione più grande: che il passato non è mai davvero passato, finché c’è qualcuno disposto ad ascoltarlo.
Nel momento in cui tecnologia e scienza si mettono al servizio della storia e la narrazione diventa strumento di cittadinanza culturale, allora un sito archeologico smette di essere un museo all’aperto e diventa una città viva. Viva proprio come Selinunte!