Il tasso di natalità in Italia si è notevolmente abbassato per vari problemi di natura economica, lavorativa, ma anche per matrimoni che si concretizzano in tarda età.
Ma non va escluso che resta sempre vivo da parte delle donne il desiderio di diventare madri e mettere al mondo uno o più figli. Nonostante le difficoltà che si presentano nella nostra società, è possibile pianificare la propria gravidanza, aspettando tempi migliori e e più sicuri.
Un dato particolarmente interessante arriva dalla città di Napoli dove è aumentato del 55% in un anno il numero di donne che decidono di preservare la loro fertilità, optando per il congelamento degli ovociti. Questo può avvenire sia per motivi medici, quindi a causa di una malattia che può mettere a rischio la propria capacità riproduttiva, o per ragioni personali (il cosiddetto ‘social freezing’), dalla ricerca di un partner stabile, alla necessità di dedicare di trovare una stabilità lavorativa ed economica, rendendo necessario procrastinare la ricerca di una gravidanza. Sono gli ultimi dati raccolti dal centro Genera Napoli, che fa parte del più grande network specializzato in Italia, la cui rete comprende 7 strutture di medicina e biologia della riproduzione su tutto il territorio nazionale.
“Le donne italiane sono sempre più inclini alla crioconservazione degli ovociti – spiega Elisabetta Trabucco, ginecologa e direttore medico del centro Genera di Napoli – grazie alle maggiori informazioni che sono giunte in questi anni sulla tematica. Molte di loro sono alla ricerca di informazioni per difendere il proprio potenziale riproduttivo e di soluzioni per poter pianificare la gravidanza. Nel corso di questo anno abbiamo visto aumentare le richieste di accedere a questa procedura che consente di mettere da parte un ‘tesoretto’ di ovociti che potranno poi essere utilizzate se, eventualmente, negli anni si avranno problemi nel concepimento naturale. Siamo comunque molto lontani da una diffusione su larga scala (nel caso di Napoli parliamo di un centinaio di procedure l’anno, purtroppo ancora pari a circa il 15% di tutti i cicli di Pma che effettuiamo nel nostro centro), soprattutto perché i farmaci sono a carico del paziente e ancora oggi la maggioranza dei centri pubblici assicura il congelamento ovocitario solo per i casi oncologici. Ma abbiamo anche notato un aumento di donne che vengono indirizzate a questo percorso dai loro medici di famiglia o ginecologi di fiducia”.
Per essere ben inseriti in questa procedure, bisogna conoscere tutti gli aspetti e sapere in quali casi è indicato il congelamento degli ovociti
“La capacità riproduttiva di una donna – spiega ancora la dottoressa Trabucco – può essere compromessa da terapie tossiche per il sistema riproduttivo (dette gonadotossiche) per patologie oncologiche, come il tumore della mammella, dell’ovaio e dell’utero, per patologie sistemiche o per malattie ginecologiche come l’endometriosi severa che, pur essendo una malattia benigna, può compromettere gravemente il patrimonio ovarico diminuendo così la riserva ovarica. Inoltre, l’1% delle donne può essere esposto ad un rischio genetico di menopausa precoce che può insorgere prima dei 40 anni. Ma tra le indicazioni alla crioconservazione ovocitaria per la preservazione della fertilità femminile, rientrano anche quelle più personali (‘social freezing’) che interessano donne che per vari motivi decidono di posticipare la ricerca di una gravidanza. Nei nostri centri arrivano per la maggior parte donne che optano per questo trattamento proprio per motivi personali. Ricordiamo che l’efficacia della crioconservazione ovocitaria dipende soprattutto dall’età e dalla riserva ovarica (numero di ovociti a disposizione), motivo per il quale consigliamo di procedere entro i 35 anni di età, lasciando poi alla valutazione del medico specialista in medicina della riproduzione l’opportunità di procedere oltre questa soglia”.