L’atomismo ci dice che la realtà fisica è creata dalle interazioni di particelle di “materia nello spazio e nel tempo”, dunque noi saremmo solo un ammasso di tali particelle che interagiscono grazie a fattori elettrici, unitamente a masse che seguono forze gravitazionali e forze meccaniche con influenze elettromagnetiche.
Quindi le particelle non esistono come oggetti ma unicamente come stato eccitato in un campo spazio temporale, la fisica quantistica ci viene in aiuto e afferma ”il mondo come lo abbiamo creato è il risultato del nostro pensiero, non possiamo cambiarlo senza pensare di cambiare il nostro modo di pensare – afferma Albert Einstein”.
Dunque se il mondo, gli oggetti, gli esseri viventi tutti, compresi noi umani siamo un “ammasso di particelle che si attraggono” cos’è la coscienza che muove la materia vivente e la guida in quel percorso che chiamiamo vita e che ci differenzia dalla materia inorganica ferma, stabile e priva di questa componente “eterea”?
C’è chi la chiama anima e chi energia (quantica) ma comunque ci accompagna dalla nascita e ci porta a scelte, decisioni, sentimenti, ed altro … tali da far si che la vita di ognuno di noi abbia percorsi ed evoluzioni differenti!
A cosa serve la coscienza? È la nostra coscienza che ci rende umani, senza agiremmo come robot e la vita non avrebbe alcun senso! (David Chalmers). La morte dunque spegne la coscienza? Questo è il quesito che accompagna ognuno di noi in questo percorso terreno!
Einstein diceva – un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi (ci siamo quasi con l’intelligenza artificiale) ma mai nessuna di esse potrà porne uno.
Dunque l’uomo resta al centro dell’universo con i suoi quesiti e le sue conseguenti risposte che rappresentano l’evoluzione della scienza, ma la morte e la paura di abbandonare la vita sono da sempre un quesito senza risposta, naturalmente le religioni hanno svolto e svolgono un ruolo importante asserendo che la fine della vita potrebbe offrirci l’incontro con Dio Creatore dell’Universo.
In questi giorni l’icona del cinema italiano degli anni ’80, Eleonora Giorgi, ha mostrato una forza interiore enorme affrontando la malattia con il sorriso e con la speranza allo stesso tempo di batterla, ma anche con la consapevolezza che il suo inevitabile destino era oramai segnato: ”… non importa quanto tempo hai a disposizione, ma scegli di viverlo! Non voglio più giorni di vita, voglio più vita nei giorni che mi rimangono come diceva Rita Montalcini. Mi sveglio e dico che non voglio sprecare la mia giornata!” queste alcune sue affermazioni … C’è una follia che devo dire: questo è stato l’anno più bello della mia vita, sono stata amata come mai prima …”.
Parole che ci fanno riflettere sulle tante inutili e stupide cose da cui siamo presi ogni giorno e che ci allontanano dall’essenza del vivere! Ecco cosa ci aiuta a superare la paura della morte: l’amore! Un esempio grande per noi tutti.
La coscienza che capisce la situazione e fa la differenza tra un robot ed un essere umano. La coscienza nasce con l’uomo e ci accompagna fino alla fine … ma non scompare bensì resta irriducibile anche quando la malattia prova a mettere la parola fine consentendoci di affrontare quel passaggio che tutti temiamo.