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19 Aprile 2025
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HomeScienza e SaluteIl vulcanologo Mastrolorenzo: "Sui Campi Flegrei il rischio è alto e ci sono stati gravi errori di comunicazione. La scienza fa ipotesi e non prevede i terremoti e le eruzioni"

Il vulcanologo Mastrolorenzo: “Sui Campi Flegrei il rischio è alto e ci sono stati gravi errori di comunicazione. La scienza fa ipotesi e non prevede i terremoti e le eruzioni”

Le rassicurazioni fatte negli ultimi anni alla popolazione dei Campi Flegrei sono state il peggior metodo di informazione sull'attività sismica, in corso ormai da quasi 20 anni a Pozzuoli e in tutti i comuni limitrofi. Il vulcanologo e primo ricercatore dell'Osservatorio Vesuviano Giuseppe Mastrolorenzo non usa mezzi termini. "Da oltre dieci anni denuncio la mancanza o inadeguatezza del piano di evacuazione e ribadisco che la scienza non può conoscere le soglie di risalita del magma"

Incertezze, spavento e giorni di angoscia. Lo sciame sismico dei Campi Flegrei registrato nell’ultimo anno e la forte scossa notturna dello scorso 13 marzo con una magnitudo 4.4, stanno generando notevoli preoccupazioni e tanti quesiti senza risposte.
Qual è il destino dei cittadini di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida ed altri comuni dell’area flegrea così come dei diversi quartieri della città di Napoli confinanti con quel teritorio? Molte abitazioni sono state già evacuate negli ultimi giorni a Bagnoli e forse le verifiche potrebbero portare ad altri allontanamenti forzati. Si poteva prevedere tutto questo oppure attivare molto prima un piano di prevenzione?

Il professor Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, ha concesso un’intervista al nostro Magazine “Life and News” per ribadire le idee già espresse su altri canali nazionali e per illustrare in maniera più dettagliata gli scenari possibili di un territorio in cui non va escluso il rischio vulcanico, anche imminente.
Prof. Mastrolorenzo, cosa sta accadendo? Siamo in netto ritardo?
“Non possiamo prevedere nulla con definitiva certezza e non possiamo escludere una  eruzione che potrebbe avvenire a lungo, breve e medio termine. Dal 2005 è iniziata una nuova crisi bradisismica  dopo quelle degli anni’70 e ’80. Sono ormai 20 anni che il bradisismo nei Campi Flegrei è in piena attività e in tutto questo periodo ci sono state solo rassicurazioni e non informazioni precise”.
In che senso? Qualcosa non è stato detto?
“Nel senso che nell’ambito delle mie attività di ricerca e comunicazione mi sono sempre impegnato a smontare le numerose convinzioni scientifiche di tanti miei colleghi. L’eccessiva fiducia della gente nella ricerca scientifica sull’evoluzione sismica, trasmessa in maniera forzata dalle autorità, non ha prodotto effetti positivi, ma solo lo stato di incertezza in cui siamo arrivati fino ad oggi”.


Quindi gli stessi esperti, vulcanologi o geologi che dovrebbero tranquillizzarci hanno fornito notizie sbagliate?
“Si esatto. La modalità di comunicazione della scienza è stato l’errore fondamentale negli ultimi anni. Per non spaventare la popolazione, non è stato spiegato bene quali sono i rischi o le probabilità di eruzione, ma è stato detto che la situazione è sotto controllo, che non c’era pericolo imminente e con il bradisismo si può convivere. Tutto sbagliato. Se non si è preparati al peggio, non si possono convincere i cittadini alla convivenza tranquilla con i terremoti e gli altri eventi connessi.  E’ stato il peggior modo di comunicare e informare una popolazione su una questione così delicata.
Non possiamo paragonare la scienza alla tecnologia. Oggi realizzare uno smartphone oppure un computer e un tablet significa conoscere i meccanismi interni, sapere  quali sono i criteri della loro funzionalità e in caso di danni o emergenza siamo preparati e informati sulla soluzione.
Non possiamo sapere invece cosa c’è all’interno della crosta terrestre perchè non l’abbiamo costruita noi. Per spiegare in maniera semplice, la terra è una scatola chiusa e non possiamo aprirla, ma possiamo solo capire dall’esterno le sue metamorfosi e la dinamica dei processi per ipotizzare eventuali movimenti tellurici. Anche pensare che i sistemi di monitoraggio possano garantire la sicurezza è un errore. La loro funzionalità è utile per descrivere cosa è accaduto fino all’ultimo secondo, ma non possiamo avere certezze sul secondo o sul minuto successivo e quindi su cosa accadrà”.
Quali sono state le sue indagini negli ultimi anni?
“Vivo ad Arco Felice ed è stata anche una mia scelta per approfondire la mia attività di vulcanologo in un territorio così particolare, ma nello stesso tempo affascinante e misterioso. Ho cercato di indagare ed approfondire sempre di più la conoscenza dei processi magmatici ed eruttivi dei Campi Flegrei e degli altri vulcani napoletani, la  composizione delle rocce e consistenza delle bolle di gas in superfice. Da una pietra pomice possiamo conoscere e analizzare la posizione del magma, il percorso che ha fatto e la sua risalita, ma come dicevo prima, possiamo ipotizzare e non avere certezza sulla sua eruzione”.
Nella sua attività di indagine c’è qualche aspetto più rilevante o particolare?
“La cosa che più mi ha sorpreso, su gran parte delle rocce indagate, è stata la velocità delle eruzioni, la rapidità di risalita del magma, quella rapidità che ci preoccupa perchè può rendere imprevedibile una possibile futura eruzione. Quello eruttivo nei Campi Flegrei è un rischio estremo. Non possiamo comunicare dicendo che la situazione si può monitorare e controllare”.
C’è un collegamento tra i Campi Flegrei e il Vesuvio?
“Va detto che il collegamento tra le due aree vulcaniche è costituito esclusivamente dall’unicità della camera magmatica principale che si trova ad una profondità che varia tra gli 8 e 10 km, ma i processi di risalita del magna e la storia eruttiva sono molto diversi”
E sulla forte scossa a Foggia, quasi in contemporanea con le ultime dei Campi flegrei che spiegazione possiamo dare?
“Non c’è alcuna correlazione, siamo su un versante completamente opposto e stiamo parlando di un terremoto con caratteristiche completamente diverse. L’evento in Puglia rientra in un contesto geodinamico caratterizzato dall’interazione tra la microplacca adriatica e la placca euroasiatica. Quell’ area geologica è una zona soggetta a movimenti sismici cosiddetti tettonici che possono raggiungere intensità significative”.
Cosa pensa del documentario trasmesso dalla tv Svizzera RSI lo scorso anno e le conseguenti polemiche sul disastro annunciato?
“Anche in quella occasione è stato fatto un errore di comunicazione. Le contestazioni sui social sono state accompagnate anche da quelle dei nostri esperti e ricercatori che avevano partecipato al documentario, smentendo le immagini e le descrizioni trasmesse. Per la verità in quel documentario non è stato fatto altro che raccontare uno scenario del tutto compatibile con quello che potrebbe provocare un’eruzione di elevata scala. Anche nelle settimane scorse le dichiarazioni del Capo della Protezione Civile Fabio Ciciliano (“Scossa di quinto grado? Cadono i palazzi e conto i morti”) hanno sorpreso negativamente la cittadinanza, ma in realtà hanno evidenziato una verità che dobbiamo accettare e che fino ad oggi non è venuta fuori sempre a causa degli errori di comunicazione, che denuncio da anni, commessi dagli scienziati, amministratori locali e referenti della Protezione Civile”.

E allora cosa bisogna fare oggi, quali sono le giuste indicazioni?
“Purtroppo il piano di evacuazione di 72 ore previsto dalla Protezione Civile nazionale non è adeguato. C’è bisogno di scelte, anche politiche, più immediate e decise. Ribadisco che nessuno, compresi noi vulcanologi e ricercatori possiamo dire con certezza che ci sarà un’eruzione a breve, medio e lungo termine. Ma in queste incertezze ci troviamo in un’area bradisismica dove il rischio si è innalzato e l’evoluzione del sistema è imprevedibile. Alcuni hanno proposto la delocalizzazione di tutta la popolazione della zona rossa, ma sarebbe una scelta politica drastica. D’altra parte in quest’area si vive da oltre 3000 anni  e riconoscendone l’assoluta eccezionalità in termini di bellezza che di pericolosità con adeguati piani di emergenza, corretta gestione del territorio e corretta informazione sui rischi e sulle strategie di messa in sicurezza, si potrà risiedere a lungo sperando che un evento catastrofico, comunque inevitabile, avvenga il più lontano possibile e soprattutto preparandosi sempre all’emergenza vulcanica e bradisismica”.
Quali saranno quindi le intenzioni del sottosuolo dei Campi Flegrei? Il tempo che passa non rassicura e allo stesso modo, come ci ha spiegato il professor Mastrolorenzo, le ricerche scientifiche aiutano ad ipotizzare evoluzioni e non ad avere certezza di cosa accadrà.
Forse i ritardi nella difesa di quel territorio e la salvaguardia dei suoi abitanti sono anche causa di scelte politiche sbagliate negli ultimi 20 anni che da un lato non hanno creato allarmismi e non hanno spaventato le popolazioni, ma nello stesso tempo hanno provocato l’incremento del valore degli immobili, la nascita di attività commerciali e di ristorazione e una crescita urbanistica e turistica in una terra affascinante ma misteriosa, ammaliante, ma pericolosa, surreale e con un insidioso dormiveglia.

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Lello La Pietra
Lello La Pietra
Giornalista professionista, autore e conduttore televisivo. Già caporedattore e inviato per oltre 16 anni del TG della storica emittente Canale 21. Ha collaborato come autore testi per i programmi di Rai Educational presso il Centro produzione Rai di Napoli. Dal 2008 lavora nell'ufficio stampa di Anas, ha gestito la comunicazione per l'autostrada “Salerno-Reggio Calabria” e dal 2015 è responsabile dei media nazionali e territoriali. Ideatore del progetto Giovani del Sud, un format televisivo nato nel 2000 su Canale 21 ed oggi piattaforma social, per fare informazione sulle idee e la creatività delle nuove generazioni del Sud.

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