Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, il turismo sostenibile sarebbe un modo di viaggiare che soddisfi assieme i bisogni dei viaggiatori, delle comunità locali, dell’ambiente e delle aziende. Un equilibrio perfetto tra fattori ambientali, sociali ed economici che possa offrire nuove possibilità di sviluppo per le attuali e le future generazioni. In questo modo la UNWTO riprende il principio di equità intergenerazionale tanto caro alla sostenibilità secondo il quale il pianeta debba essere lasciato e consegnato alle generazioni successive nelle stesse condizioni in cui lo abbiamo ereditato. In questo modo i posteri potranno usufruire delle risorse allo stesso modo che noi.
Ma è davvero così?
I dati ci mostrano che nel 2024 i turisti nel mondo hanno raggiunto la cifra record di 1.4 miliardi, pari al 99% dei livelli pre pandemia. Con il Medio Oriente che ha ospitato un 32% in più di turisti rispetto al 2019, l’Africa un 7%, l’Europa un 5% in più rispetto al 2023. Anche le Americhe, l’Asia e il Pacifico hanno superato di gran lunga i livelli pre pandemia. In termini di ricavo, il turismo internazionale ha generato esportazioni per 1,9 trilioni di dollari, un 4% in più rispetto al 2019.
Ma cosa comporta questa crescita?
Spesso le conseguenze sono molteplici. Quelle ambientali includono l’erosione di suolo, la perdita di biodiversità e l’inquinamento del mare, dell’aria e dell’intero ecosistema. Inoltre a erodersi può essere anche l’identità locale, infatti con la crescita del turismo spesso crescono infrastrutture e ristoranti creati appositamente per rispondere alle richieste di un pubblico estero con gusti e abitudini diverse. In questo modo il luogo, poco a poco, perde le sue caratteristiche specifiche trasformandosi in un teatro in cui vengono messi in scena situazioni ad hoc per compiacere il visitatore, talvolta svilendo e svalutando tradizioni e abitudini locali. Questo processo viene chiamato “Disneyficazione” parola che indica proprio la trasformazione della ricchezza culturale in puro spettacolo per i visitatori.
In realtà esistono modi diversi di viaggiare, che non dipendono dal denaro speso per farlo. In questo senso è essenziale fare una differenza tra il turista e il viaggiatore.
Il turista è colui che arriva in un luogo straniero e pretende di poterlo adattare alle sue esigenze di vita quotidiana e alle sue abitudini. Il turista invade un luogo, lo danneggia e lo sporca. Non ha rispetto, consuma il luogo in cui viaggia, proprio come se fosse un prodotto imballato al supermercato di cui una volta utilizzato il contenuto, getta l’involucro dove capita, inquinando. Il turista decide di visitare solo i luoghi più famosi, non si sforza di provare cibi locali. È lì che, pur di scattare la foto giusta da postare, è capace di calpestare tradizioni millenarie o di ignorare divieti imposti da culture e religioni. Egli infatti ci tiene a sentirsi, durante tutta la durata del soggiorno, un estraneo, sottolineando la sua diversità e infatti crea e mantiene sempre una netta distanza tra lui e i local.
Il viaggiatore, invece, come ci insegna anche Gianluca Gotto nel suo libro “Come una notte a Bali”, è un esploratore umile e rispettoso. Si adatta al luogo in cui si trova. Non si aspetta di plasmarlo a seconda dei propri vizi, anzi, guidato da una curiosità quasi infantile, cerca di conoscerlo al meglio, di entrarci dentro e di viverne l’essenza al massimo mimetizzandosi con il contesto attorno.
I viaggiatori cercano di creare legami profondi con i local. Sono cavalieri attenti e premurosi, che scalpitano all’idea del loro primo appuntamento con il nuovo paese e i suoi abitanti. Il loro scopo è percorrere nuove strade che non siano quelle del turismo di massa e focalizzarsi sulla scoperta di lingua e cultura nuove, senza giudizi né paragoni, sempre con estremo rispetto e curiosità. Osano, rompono gli schemi del turismo impacchettato per viaggiatori standard. Gustano a ogni passo il nuovo mondo che stanno esplorando, si riempiono gli occhi di bellezza senza lasciare nessuna traccia del loro passaggio, entrando con delicatezza nella quotidianità di una comunità a loro prima del tutto sconosciuta. Poiché il viaggiatore riesce a percepire la vera bellezza del luogo, ci tiene a preservarlo, il suo primo intento è proprio quello di non rovinarlo né cambiarlo.
Le Bellezze della città di Bali
Questo dimostra che non è il turismo in se per se a star distruggendo il mondo, ma il modo in cui lo si fa.
Optando per un turismo consapevole potremmo fare la differenza.
Turismo sostenibile in pochi passi:
- Scegli di viaggiare anche in luoghi meno turistici e conosciuti in modo da evitare il sovraffollamento.
- Scegli di mangiare in luoghi “local” e non luoghi costruiti esattamente per “europei all’estero”. Scegli piatti tipici e locali quando sei in un nuovo paese, sarà un modo per entrare realmente a contatto con la cultura locale e promuovere il km zero e la sostenibilità.
- Scegli di alloggiare in guesthouse. Ti sembrerà così di alloggiare in casa di una tipica mamma o zio del posto, avendo il privilegio di osservare da vicino le loro abitudini quotidiane.
- Scegli sempre di muoverti da un posto all’altro nel modo più utilizzato da loro, che siano mezzi pubblici o magari a impatto zero, come biciclette.
- Informati, studia e fai attenzione a rispettare le loro tradizioni. Ricorda ciò che potrebbe essere normale per te potrebbe non esserlo per loro.
- Non lasciare rifiuti in giro durante le escursioni e cerca di limitare l’uso della plastica.