Celebrazioni a Taburno, la piccola Lourdes della Campania: il 7 febbraio di 624 anni fa l’apparizione della Madonna
Le comunità del Sannio partecipano alle iniziative religiose nel Santuario del Taburno, su quel monte affacciato sulla Valle Caudina. Una storia poco conosciuta, ma molto simile a quelle di Lourdes e Fatima
Con la partecipazione di numerosi fedeli, in particolare dei comuni di Bucciano e Pastorano, in provincia di Benevento, si concludono oggi le celebrazioni eucaristiche presiedute dal parroco Don Luigi Antonio Valentino e cominciate lo scorso 4 febbraio con il triduo spirituale per ricordare in maniera raccolta e solenne una storia di fede, una tradizione secolare, ma soprattutto un miracolo avvenuto 624 anni fa, ancora ricordato grazie a coloro che nel passato hanno saputo tramandarlo. Durante la Santa messa di ieri sera anche la partecipazione di comuni limitrofi con il Coro polifonico “Madonna della Libera” di Melizzano diretto dal maestro e tenore Marco Rosiello.
La tradizione popolare vuole che il 7 febbraio 1401 una ragazza sordomuta di Moiano, chiamata Agnese Pepe, si trovasse a far pascolare delle pecore nei pressi di una piccola grotta sulle pendici del monte Taburno. La fanciulla sentì una voce chiamarla dall’interno della cavità: avvicinandosi, vide che vi si trovava una statua della Madonna con il Bambino. La statua le ordinò di scendere al paese e di riferire della propria presenza al padre e a tutta la popolazione, con queste parole:
Così fece la ragazza: il padre fu sbalordito nel sentirla parlare la prima volta, e si recò con un gruppo di compaesani da Carlo Carafa, il duca di Airola, sotto la cui giurisdizione ricadevano anche Moiano e Bucciano. Questi inviò molti suoi vassalli e uomini religiosi sul Taburno a verificare; poi andò egli stesso a venerare l’immagine con la sua corte, e seguirono gradualmente gli infermi del posto, che tornavano indietro miracolosamente guariti.
Quali che siano state le reali circostanze del ritrovamento dell’immagine sacra, è possibile che essa fosse stata nascosta secoli prima nella grotta per metterla al riparo dalla distruzione nel periodo dell’iconoclastia; e deve essere stato poco dopo il suo ritrovamento che fu eretta la prima chiesa, di cui rimangono oggi solo le mura perimetrali. Tuttavia viene anche fatto notare che quello del ritrovamento di un’immagine della Madonna è un racconto con cui viene giustificata l’origine di fin troppi santuari diversi. In tempi successivi alla traslazione della statua, apparve nella grotta un affresco che raffigurava ancora la Vergine con il Bambino, che restava intatto nonostante l’umidità.
Nel 1494 era conte di Airola Carlo Carafa, nipote del precedente. Dato il grande afflusso di pellegrini che venivano a venerare l’immagine della Madonna del Taburno, il conte volle l’istituzione di un convento nel luogo miracoloso. A muoverlo era il proprio sentimento religioso, ma anche la necessità di compiere qualche atto che il popolo devoto avrebbe apprezzato, e di consolidare la propria autorità legando la propria immagine a quella del convento.
Il Santuario cominciò ad ospitare dalla fine del 1500 i frati domenicani. Nel 1743, dopo una discussione durata qualche anno e autorizzati dal duca di Airola Bartolomeo II, i frati decisero di abbandonare il santuario per trasferirsi in un nuovo convento nel fondovalle, ai margini del centro abitato di Airola.
Un cambiamento di direzione si ebbe nel 1890, con l’insediamento del nuovo parroco Domenico Napolitano nella chiesa di San Giovanni Battista di Bucciano. Al suo arrivo lo stato di incuria del santuario era ormai avanzato, ben simboleggiato dalla grotta della Madonna, divenuta ricovero per le greggi. Così il sacerdote, d’accordo con il sindaco del neonato comune, Enrico Crisci, promosse il recupero del santuario investendovi di tasca propria ed invitando i prelati a visitarlo. Una storia lunga e travagliata che ci porta fino ad oggi con il Santuario nel posto che merita. I pellegrinaggi e le iniziative non mancano nell’intento di valorizzare nel modo giusto un luogo religioso e un racconto secolare.
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